venerdì 21 giugno 2013

"Partire dalla città perché Milano siamo tutt* noi". Alessandro Capelli (Politiche Giovanili) con noi al Milano Pride

In vista dell'inizio della Milano Pride Week il prossimo 24 giugno e della parata del 29 giugno, oggi ospitiamo l'intervento di Alessandro Capelli, delegato del Sindaco di Milano alle Politiche Giovanili, che ci racconta perché dal suo punto di vista il Milano Pride è importante per questa città, e lo è ancora di più quest'anno 

La scenografia la conosciamo: la più imponente crisi economica degli ultimi 70 anni, una crisi strutturale che condanna senza appello i modelli di produzione, di consumo e di scambio che hanno caratterizzato gli ultimi decenni. Una crisi che parla al cuore del sistema e che contemporaneamente attanaglia le nostre possibilità di poter essere e diventare. A subire ancora di più questa situazione sono le generazioni giovani, quelle del non lavoro, della precarietà come condizione esistenziale, che vedono le proprie risorse intrappolate nei labirinti di questo paese. E’ proprio il contesto in cui tutti i giorni si sente sempre dire a qualcuno che fino a che non sarà finita la crisi non sarà tempo di parlare di diritti, di uguaglianza, di cittadinanza. O, peggio, è il contesto in cui si sentono vagheggiamenti razzisti, deliri machisti, farneticazioni omofobe.

Quest’anno a Milano non ci sarà solo la sfilata del Pride; quest’anno ci sarà la settimana del Pride, più giornate per costruire una connessione con il territorio e con le sue articolazioni, in una città accogliente, che rifiuta così ogni tipo di diseguaglianza. Proprio per rigettare qualunque tipo di diseguaglianza è importante che Milano si costruisca, ogni giorno di più, intorno alle differenze che la abitano.Viviamo in un paese la cui classe politica ha ormai da tempo terminato le scuse per non aver ancora approvato una legge contro l’omofobia. La stessa classe politica che costruisce labirinti entro i quali nascondersi quando deve discutere di allargamento dei diritti civili sia per coppie eterosessuali che per coppie omosessuali, per non parlare della reazione di ansia che mostra ogni qualvolta qualcuno affronti il tema del matrimonio tra persone dello stesso sesso.

Questo è lo scenario complessivo: crisi economica, crisi della politica del coraggio e del linguaggio. Su questo palcoscenico però, il Comune di Milano, sta provando a prendersi cura di tutte le differenze e dei diritti di tutte e tutti. Lo scorso anno è stato approvato il Registro delle Unioni Civili, un messaggio evidente alla politica nazionale in tema di diritti civili. Abbiamo uno straordinario bisogno di atti normativi, ma anche una rivoluzione nel linguaggio. Omossessualità, bisessualità, transessualità, sono sfumature della personalità, differenze caratterizzanti le singole persone; non certo rimediabili “ferite della personalità”, come affermato recentemente da un consigliere di zona e riportato dai quotidiani.

Nostro dovere, delle istituzioni e di chi prova a costruire politiche accoglienti è quello di assumersi il peso ed il valore del linguaggio che si adopera. Ogni parola usata può tramutarsi in un macigno scagliato contro le persone, a partire dalle ragazze e dai ragazzi più giovani. Dunque impegniamoci tutti i giorni, nella sfera pubblica ed in quella privata, condividendo con gli amici, le amiche ed i famigliari, il bisogno di imparare il linguaggio dell’apertura e dell’accoglienza. Sono sicuro che anche la città si sta muovendo in questa direzione. E’ stata recentemente approvata dal Consiglio comunale una delibera di iniziativa popolare - presentata grazie alle firme di oltre 6mila persone - contro la discriminazione, sia essa basata sul sesso, l’origine etnica, la religione, le convinzioni personali, la disabilità, l’età o l’orientamento sessuale.

Il giorno del Pride io sarò in piazza, come in tutti gli anni precedenti, perché il Pride parla al cuore stesso di Milano, al suo futuro ed al suo presente. Sono profondamente convinto che la mia generazione sia pronta a cambiare questo paese, assumendosi la complessità dei desideri, dei bisogni, delle sofferenze e delle gioie di ciascuno e di ciascuna. Per questo al #MiGeneration camp - il forum delle politche giovanili del Comune in programma a fine settembre - porteremo molta attenzione al tema dei rapporti tra i generi, spazio costitutivo della politica del futuro. Non è più immaginabile l’idea di cambiare questo paese stando rinchiusi nel perimetro di un linguaggio volgare e sessista. Abbiamo dovuto inventarci le parola femminicidio per raccontare una strage quotidiana che parte dalla crisi del modello maschile. Spero che saremo capaci di costruire un nuovo linguaggio utile a valorizzare le differenze, di porre centralità al tema dell’uguaglianza e del rispetto.

“Noi non abbiamo paura” urlava un ragazzo dal camion del Pride milanese del 2011. Quell’urlo deve diventare di tutte e tutti. Non abbiamo paura di pensare e praticare il cambiamento, di farci vedere, ciascuno nelle proprie differenze. Tenetevi per mano, sentitevi liberi di vivere la nostra città, perché Milano siamo tutte e tutti noi! Denunciamo insieme l’omofobia, il razzismo ed il sessismo. Vedrete che insieme questo paese lo cambieremo davvero.

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