giovedì 30 maggio 2013

Il Pride: l'orgoglio e i diritti contro l'omofobia


"il pride è una carnevalata" 
"C'è la gente nuda" 
"Perché deve essere così eccentrico?" 
"Ma che bisogno c'è di urlare ai quattro venti SIAMO GAY con una sfilata in paillettes?" 
"Ma orgoglio di che?" 

Il Milano Pride del 29 giugno si avvicina, e sappiamo che sentiremo queste affermazioni e queste domande. Forse è bene essere preparati con delle giuste risposte: una tirata storica sulle origini del (Gay) Pride può risultare pesantina, ma contiene gli spunti per riflettere.

Il Pride si festeggia sempre -o quasi- a fine Giugno in memoria dei cosiddetti "moti di Stonewall" (Stonewall riots) del 28 Giugno 1969 nel Greenwich Village di New York. A quei tempi, l'omosessualità era ancora ritenuta non solo un disturbo psichiatrico, ma era pure illegale. Era vietato vestire abiti del sesso opposto, e le università espellevano professori sospettati di essere omosessuali. In quegli anni migliaia di gay e lesbiche furono pubblicamente umiliati, fisicamente perseguitati, licenziati, imprigionati, o istituzionalizzati in ospedali psichiatrici. Nonostante tutto, nella Grande Mela sopravvivevano locali notturni dove le persone omosessuali potessero incontrarsi e lo Stonewall Inn era il gay bar per eccellenza. Nella notte del 28 Giugno la polizia fece l'ennesima retata nel locale, e per la prima volta la comunità transessuale e omosessuale, spalleggiata dal resto quartiere, oppose resistenza agli arresti e ai soprusi delle forze dell'ordine. Circa seicento persone si radunarono all'esterno del bar, e protestarono con un'unica voce le ingiustizie subite dalla comunità LGBT. L'anno successivo, sempre a New York, in memoria dei fatti accaduti, ebbe luogo il primo Gay Pride della storia.


Di fronte a ciò dovrebbe apparire chiaro che il Pride non è una carnevalata, ma è l'espressione di una comunità che chiede il riconoscimento dei propri diritti. Se al giorno d'oggi l'omosessualità non è più considerata una malattia e non è più perseguita legalmente (ma in non tutti i paesi), vi sono tanti altri motivi su cui è necessario non smettere di alzare la voce, in particolar modo in Italia, unico paese europeo oltre alla Grecia a non avere nessuna forma di tutela dei diritti delle persone LGBT. Parliamo ad esempio di una legge contro l'omofobia, del matrimonio o delle unioni civili tra persone dello stesso, la possibilità di rettifica dell’atto di nascita delle persone transessuali senza la necessità di intervento chirurgico di adeguamento degli organi sessuali.


Prendere parte ad un Pride non solo è divertente, ma fa anche bene.
Il Pride è musica, carri, colori, drag queen e paillettes, ma sono soprattutto sorrisi. Il Pride è AGEDO e Famiglie Arcobaleno. Il Pride è le associazioni e collettivi universitari e liceali, è il coraggio di prendere parte ad una manifestazione per i propri diritti per la prima volta. Il Pride è gli amici eterosessuali, che camminano insieme a te, all'inizio un po' timidi, alla fine lanciati sulle note della Carrà. E i sorrisi sono quelle spalle più leggere del peso di lottare ogni giorno contro i pregiudizi e le piccole e grandi paure, perché per quelle due ore ci si può sentire veramente liberi. Liberi di camminare tutti insieme, etero, gay, lesbiche, trans, amici, madri, padri e figli, per una società più giusta, più rispettosa, più inclusiva.


Scarica la Rainbow Map 2013 per vedere lo stato dei diritti LGBT in Europa

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